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San Giuliano di Anazarbo Martire venerato a Rimini – 16 marzo

San Giuliano di Anazarbo Martire venerato a Rimini

16 marzo

Istria, III secolo – Flaviade in Cilicia, 22 giugno 249

Sin dal secolo IX è testimoniato a Rimini il culto di San Giuliano, giovane istriano del III secolo. Secondo la tradizione, risalente al X-XI secolo, fu martirizzato in Flaviade (Cilicia) dal proconsole Marciano. Nel 962 circa il sarcofago contenente le reliquie del Santo giunse sul litorale di Rimini, nella località successivamente denominata “Sacramora” e da qui venne traslato nell’antica abbazia benedettina dei Ss. Pietro e Paolo (oggi Parrocchia di San Giuliano Martire). Fu eletto Patrono del Comune e della Città di Rimini nel 1225. Il suo corpo, insieme al sarcofago del III secolo, è conservato nella suddetta chiesa parrocchiale.

Martirologio Romano: Ad Ainvarza in Cilicia, nell’odierna Turchia, san Giuliano, martire, che, dopo essere stato a lungo torturato sotto il governatore Marciano, venne chiuso in un sacco pieno di serpenti e precipitato in mare.

Ci sono alcune fonti che parlano di questo martire, patrono della città di Rimini e sono tutte del secolo XIV. A parte questo, a Rimini vi è la chiesa, non di grandi proporzioni, a lui dedicata, che fu edificata probabilmente su un tempio pagano e di cui le prime notizie risalgono all’816, poi ricostruita nelle forme attuali nel XVI secolo e gestita fino al 1797 dai monaci benedettini della Congregazione Cassinese.

E in questa chiesa vi sono concentrate le opere d’arte principali, che raffigurano s. Giuliano martire, e che rappresentano le varie fasi del martirio e gli avvenimenti collegati al sarcofago con il suo corpo; in particolare di notevole importanza è il dossale, opera di Bittino da Faenza del 1409, con i pannelli che raccontano la sua storia.

Giuliano era un giovane di diciotto anni nato in Istria, ed essendo cristiano venne arrestato durante la persecuzione di Decio (200-251), che nel 249 ordinò appunto la settima persecuzione contro i cristiani in tutto l’impero.

Nei pannelli sopra menzionati compare la figura della madre Asclepiodora, che gli è d’incoraggiamento, sia durante l’interrogatorio di Marziano, proconsole della città di Flaviade in Cilicia (provincia romana dal I secolo a.C.), sia nell’esecuzione del martirio nella stessa città.

Il giovane Giuliano dopo essere stato condannato dal Tribunale, venne messo dentro un sacco chiuso contenente sabbia e serpenti e gettato in mare, dove morì annegato si suppone un 22 giugno forse del 249.

Il suo corpo poi fu restituito dal mare sulla costa dell’isola di Proconneso (odierna Marmara), e qui deposto in un sarcofago; ma poi al tempo di Ottone I (912-973), imperatore del Sacro Romano Impero, sceso in Italia nel 961 e del vescovo Giovanni VI (962-968), il sarcofago precipitò in mare e galleggiando nel Mare Adriatico, guidato da angeli, approdò a Rimini, in località Sacra Mora.

Qui si cercò di trasportarlo in cattedrale ma gli sforzi risultarono vani, per cui furono indette preghiere dal vescovo Giovanni, con tutto il popolo riminese e così si riuscì a trasportarlo nel vicino monastero dei Ss. Pietro e Paolo, sotto la custodia dell’abate Lupicino.

In seguito un altro abate di nome Giovanni, procedette alla ricognizione del sarcofago trovando le reliquie del giovane martire Giuliano, ancora intatte, insieme ad un documento che ne raccontava la storia e sembra che nel sarcofago vi fossero anche le reliquie di altri sette martiri non identificati; evidentemente messi tutti insieme durante il lungo periodo della permanenza nell’isola di Proconneso.

Negli ‘Acta SS’ ed. Venezia, 1734-1770, sono citati alcuni miracoli ottenuti per l’intercessione del martire e nel racconto dell’ultimo, risulta che il 22 giugno era già festa di precetto per tutta la diocesi di Rimini.

Volendo eliminare tutta la parte leggendaria del racconto, gli studiosi sono concordi nell’affermare che san Giuliano fu nativo dell’Istria, con il martirio avvenuto il 22 giugno; le sue reliquie furono preda di guerre o di razzie da parte dei marinai riminesi; anche il materiale con cui è costruita l’arca proviene dall’Istria, pure il suo nome potrebbe confermare la sua origine, perché nell’Istria vi erano o vi sono ancora quattro città di nome ‘Iulia’, (nel Medioevo l’aggettivo “iuliensis” era già divenuto “iulianus”).

Già dal secolo XII il culto per il santo martire istriano, fiorì enormemente in Rimini; le sue reliquie sono conservate nell’attuale chiesa di S. Giuliano a Mare, che fu già chiesa dell’antico monastero dei Ss. Pietro e Paolo, presso il Ponte di Augusto; nel 1152 la chiesa ebbe una donazione (documentata) dal conte Rainerio; nel 1164 il monastero era chiamato dei Ss. Pietro e Giuliano e infine dal 1204 solo S. Giuliano.

Il giovane martire è molto venerato dalla città di Rimini; la Zecca locale coniò monete contrassegnate con la dicitura “Sanctus Iulianus”, la sua festa del 22 giugno è occasione di una sagra popolare e segnava un tempo l’inizio o la scadenza dei contratti.