San Felice III (II) Papa
1 marzo
m. 492
(Papa dal 13/03/483 al 01/03/492)
Romano, scomunicò Aracio, patriarca di Costantinopoli, che aveva favorito gli eretici che si opponevano alla autorità del concilio di Calcedonia.
Martirologio Romano: A Roma presso San Paolo sulla via Ostiense, san Felice III, papa, che fu antenato del papa san Gregorio Magno.
Ad essere precisi si dovrebbe chiamare Felice II, perché il precedente pontefice con questo nome (355-365) fu in realtà un antipapa imposto dall’imperatore Costanzo II e come si sa gli antipapa non vengono considerati nella cronologia numerica dei papi, ma questo antipapa Felice II fu un martire e la Chiesa lo commemora comunque il 29 luglio come santo, per questo motivo il successore pontefice con il nome Felice è diventato III e non II.
Ritornando al papa s. Felice III, egli era di Roma e il suo prenome era Coelius; si era nel tempo in cui il celibato per gli ecclesiastici non era stato ancora reso obbligatorio, si cominciò a disciplinarlo con papa san Siricio (384-399) e perciò non bisogna meravigliarsi se era figlio di un prete di nome Felice, anzi Coelius era sposato ed aveva avuto tre figli, morti poi durante il suo pontificato (483-492), uno di loro fu padre del futuro papa s. Gregorio Magno (590-604).
S. Felice III succedendo a papa s. Simplicio (468-483) venne eletto nel marzo del 483 e dovette occuparsi subito e soprattutto dello scisma che susciterà il patriarca di Costantinopoli Acacio († 489), si era al tempo dell’eresia monofisita (eresia cristologica del V secolo, che sosteneva l’esistenza in Cristo di una sola natura) e al nuovo papa giunse la notizia della pubblicazione dell’”Enotico”, da parte dell’imperatore d’Oriente Zenone, (l’Enotico era una formula promulgata appunto dall’imperatore nel 482 dietro suggerimento di Acacio, per porre fine alle controversie tra cattolici e monofisiti e ristabilire l’unità religiosa, ma come spesso accade non soddisfece nessuno).
Inoltre il papa fu informato dei sotterfugi imperiali per negare la sede vescovile di Alessandria al vescovo cattolico Giovanni Talaia, per concederla al monofisita Pietro Mongo. Allora papa Felice III inviò in Oriente una delegazione, composta da due vescovi Vitale e Miseno e il ‘defensor’ romano Felice, perché portassero le sue lettere ed argomentazioni all’imperatore e al patriarca Acacio, invitando quest’ultimo a dare spiegazioni sul suo comportamento contro Giovanni Talaia.
Ma i Legati pontifici si lasciarono invece corrompere, anzi furono presenti alla solenne celebrazione in cui il patriarca Acacio consacrò Pietro Mongo come vescovo di Alessandria.
Il papa fu informato di ciò dai monaci Acemeti (Comunità di monaci bizantini fondati all’inizio del V secolo da sant’Alessandro l’Acemeta, sulla riva asiatica del Bosforo; il loro nome significava “quelli che non dormono” per la continua preghiera fatta a turno giorno e notte) e al ritorno della sua delegazione si mostrò sdegnato e convocò un Concilio di 77 vescovi e il 28 luglio 484 scomunicò Acacio e lo depose dalla carica, perché non si era presentato a dare conto del suo operato.
Questa sentenza fu portata poi in Oriente dal ‘defensor’ Tuto, il quale non potendola pubblicare in alcun modo, con l’aiuto dei monaci, fedeli a Roma, attaccò il documento al pallio patriarcale di Acacio, mentre celebrava con solennità in S. Sofia.
La reazione di Acacio fu che cancellò il nome del papa dai dittici (forma di registro con tavolette, poggiato sull’altare contenente i nomi dei vescovi e benefattori) e castigò i monaci, mentre ancora una volta, Tuto come i precedenti, si fece corrompere dai doni bizantini e così rientrato a Roma, fu a sua volta scomunicato dal papa nel 485.
La lotta che vide contrapposte le Chiese d’Oriente ed Occidente durò 35 anni, e che portò tante divisioni anche nei secoli successivi per altre eresie e scismi, continuò perché Felice III impose al clero e fedeli di Costantinopoli ed Alessandria di disconoscere come loro vescovi Acacio e Pietro Mongo e pur essendo stati sostituiti, richiese ripetutamente all’imperatore Zenone e agli altri vescovi, che essi fossero condannati.
Fu impegnato a sostenere inoltre i vescovi dell’Africa, aggrediti dalle invasioni dei Vandali; approvò il Concilio africano del 467 ed emanò norme per ammettere alla Chiesa Cattolica tutti quelli che erano stati battezzati dagli eretici.
Morì il 1° marzo 492 e fu sepolto nella Basilica di S. Paolo a Roma, perché lì vi era la tomba di famiglia. Alcuni affreschi lo ritraggono in vari luoghi, riportando a volte l’errore di chiamarlo Felice II; che solo successivi studi storici, hanno poi riportato come III, secondo quanto detto all’inizio di questa scheda.