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Santa Giuliana di Nicomedia Vergine e martire – 16 Febbraio

Santa Giuliana di Nicomedia Vergine e martire

16 Febbraio

Nacque intorno al 285 a Nicomedia, oggi Izmit, in Turchia. Nella sua famiglia d’origine era l’unica cristiana. Suo padre in particolare era un seguace zelante delle divinità pagane. All’età di nove anni, sarebbe stata promessa in sposa al prefetto della città, un pagano di nome Eleusio. Secondo gli accordi raggiunti dalle due famiglie, le nozze si sarebbero celebrate quando Giuliana avesse compiuto 18 anni. Ma quel giorno la giovane disse che avrebbe accettato solo se Eleusio si fosse fatto battezzare. Venne quindi denunciata dallo stesso fidanzato come cristiana praticante. Imprigionata, non tornò sulla sua decisione neppure dopo la condanna a morte. Venne quindi decapitata verso il 305, al tempo di Massimiano. L’iconografia la rappresenta spesso insieme ad un diavolo che la tormenta, ma non mancano le raffigurazioni delle torture da lei subite in vita, come l’essere appesa per i capelli o tormentata con il fuoco. (Avvenire)

Etimologia: Giuliana = appartenente alla ‘gens Julia’, illustre famiglia romana, dal latino

Emblema: Palma

I sinassari bizantini la commemorano al 21 dicembre con una notizia che è un riassunto di una passio ancora inedita. Nel Martirologio Geronimiano si ritrova la sua memoria al 13 e al 16 febbraio. La memoria del 13, che secondo i manoscritti si legge Giuliana o Giuliano, ha dato origine all’immaginario Giuliano martire di Lione del Martirologio Romano allo stesso giorno. Quest’ultima fonte però al 16 febbraio commemora piú giustamente Giuliana, martire di Nicomedia, e menziona la sua traslazione in Campania come già veniva ricordato sia nel Martirologio di Beda, sia in quelli di Floro e di Adone.
Secondo il testo delle passiones, Giuliana era la sola della sua famiglia ad appartenere alla religione cristiana e suo padre Africano era seguace zelante delle divinità pagane. Promessa in matrimonio a un pagano di nome Evilasio, essa dichiarò dapprima che avrebbe sposato solo il prefetto della città, ma, accettata questa condizione, ne rimaneva un’altra: ella non voleva sposare un pagano. Evilasio, allora, irritato dalle esigenze della giovane la fece comparire davanti al suo tribunale. Niente riuscí a farla ritornare sulla sua decisione, né i tormenti, né la prigione. Finalmente fu condannata alla decapitazione consumando cosí il suo martirio. Ciò avveniva al tempo di Massimiano, quindi verso il 305.
Si è tentato di spiegare la divergenza dei giorni di celebrazione della festa di Giuliana fra l’Oriente e l’Occidente, proponendo di vedere nella data del 16 febbraio quella del giorno della traslazione (forse la seconda) delle reliquie della santa martire: queste sarebbero prima state trasferite da Nicomedia a Pozzuoli, poi al momento dell’invasione longobarda (verso il 568) sarebbero state messe al sicuro a Cuma, e di là infine nel 1207, il 25 febbraio, sarebbero state trasportàte a Napoli. Ciò spiega la diffusione del culto della santa in tutta la regione di Napoli come la sua presenza nel Calendario marmoreo del IX sec. Sarebbe certamente difficile chiarire il problema delle traslazioni parziali che potrebbero giustificare le pretese di numerose chiese d’Italia, di Spagna, d’Olanda e di altri paesi di possedere reliquie di Giuliana.